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Sembra estremamente arduo, oggi, tentare un'apologia del gusto, al fine di difenderlo dagli attacchi di una contemporaneità che spesso si illude di poterne fare a meno. Prima di entrare in un lento ma inesorabile declino, il concetto di gusto ha conosciuto la sua massima fioritura nel Settecento, attirando l'attenzione dei maggiori pensatori dell'epoca, dagli scozzesi David Hume e Alexander Gerard, ai tedeschi Immanuel Kant e Friedrich Schiller. Dai loro contributi principia la riflessione che anima queste pagine, volta ad esplorare la potenza profonda e anche misteriosa del gusto, le sue dinamiche artistiche, culturali, sociali ed etiche, per proiettarne le intenzioni nel tempo che viene e riappropriarsi di uno strumento, il giudizio di gusto e il sentimento piacere e dispiacere che reca con sé, cui non può rinunciare uno sguardo critico e sensibile verso ciò che lo circonda.